Il tempo del gioco ci sembra infinito,
come bambini indugiamo
non vorremmo mai smettere
ma quando cala la notte
il gioco si fa guerra e noi
non sappiamo più difenderci ....
ac
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3 agosto 1963
La Materia fisica, la sostanza fisica, questa coscienza assolutamente elementare insita nella sostanza fisica, è stata cosa maltrattata (fin da quando l’uomo esiste sulla terra, suppongo, dato che prima non aveva probabilmente abbastanza coscienza di sé per accorgersi di un simile maltrattamento: la Materia non era abbastanza cosciente, suppongo, da poter distinguere fra stato normale di pace e condizioni sfavorevoli; comunque è da un bel pezzo che va avanti in questo modo), ma così maltrattata che le è davvero difficile credere che possa andare altrimenti. E soprattutto un’aspirazione: l’aspirazione a una pace LUMINOSA, a qualcosa di ben diverso dalla pace oscura dell’Incoscienza (che la Materia non ama, non so se l’abbia mai amata, comunque non l’ama più). Aspira a una pace luminosa; non a una coscienza piena di cose, no: semplicemente a una coscienza di pace, piena di pace, di tranquillità, di luce — ecco quello che vuole. E al tempo stesso ha una certa difficoltà a credere che sia possibile. L’esperienza che ho è questa: [la coscienza nella sostanza fisica] ha sperimentato molto concretamente e tangibilmente l’intervento del Potere supremo, della Luce suprema e della Bontà suprema — e ogni volta prova un nuovo senso di meraviglia — e in questo senso di meraviglia vedo qualcosa come: «Ma davvero è possibile?».
Sai, mi fa l’effetto di un cane tanto bastonato che si aspetta soltanto altre bastonate.
E’ triste. — Eppure le prove si accumulano. Se la fede e la fiducia potessero radicarsi in modo stabile la difficoltà probabilmente sarebbe superata.
(silenzio)
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note:
13 volumi, 6.000 pagine:
nell’arco di due decenni, in un linguaggio discorsivo
che usa vecchie parole (ma a volte nuovissime)
per esprimere minimi, vertiginosi mutamenti,
la viva voce di Mère racconta a Satprem, il suo testimone,
una miriade di esperienze, un’esplorazione nella coscienza
delle cellule del corpo.
Assistiamo così alla scoperta di una mente cellulare
capace di ri-formare la condizione della materia
umana e le leggi della specie:
come un tempo i primi balbettii della mente pensante
avevano trasformato le condizioni di una specie antropoide.
Un documento di evoluzione sperimentale,
un interrogativo sul nostro futuro:
dobbiamo rassegnarci all’angusta condizione umana
che ovunque va facendosi sempre più invivibile,
oppure può esserci un modo di vivere l’impensabile,
di passare a una “prossima specie”?
Non siamo alla fine di una civiltà, ma alla fine di un
ciclo evolutivo, ha detto Sri Aurobindo.
"Il vero problema del nostro tempo è forse quello
di trovare in noi ciò che può sopravvivere."
(ndr) Sri Aurobindo ha lasciato il corpo nel 1951