Un vento freddo sferza le fronde degli alberi
che sembrano allungarsi per ghermire chi
al buio si affida per compiere il suo viaggio.
Viandanti distratti e male equipaggiati che han
trascurato di comporre un bagaglio adeguato
al proposito di attraversare indenni l'oscura selva.
Il vento invita con voce suadente ma in molti
si perdono nei suoi giochi tra gli alberi che sà
trasformare in forme allettanti e disponibili
radicate in modo profondo al terreno,
un terreno che non gli permetterà mai di volare.
..
11 commenti:
Come se ne esce, Acqua?
Tu ne sai sicuramente molto più di me.
Buona giornata.
Il bosco si può anche attraversare indenni, bisogna avere una grande volontà di attrezzarsi in modo adeguato :-)
Come?
Son sempre le nostre scelte e le nostre azioni a determinare la lunghezza del cammino, e poi dipende dalle priorità che ognuno di noi stabilisce di mettere nella propria vita.
C'è una parte che è defita Dharma (dovere) ed alla quale dobbiamo sottomerci.
Dovere è una traduzione incompleta in quanto ha molti significati, diciamo che abbiamo messo nella vita una serie di esperienze che vogliamo fare, ma siamo poi noi che dobbiamo dare una risposta corretta a questi eventi.
Tu sai che i miei riferimenti sono sempre allo spirito, in quanto per me oggi è prioritario nella mia vita, ma questo non significa necessariamente una vita ascetica, si tratta di trovare il giusto equilibrio e nell'allegoria del testo c'è sicuramente la possibilità di cadere nelle lusinghe del vento della materialità e fare di questo un modello di vita.
Gesù disse: "siate nel mondo ma non siate del mondo" spesso noi facciamo il contrario, ci leghiamo fortemente alla materia e questo ci impedisce di volare.
Fà del ritorno a casa un percorso lungo e difficile :-)
sempre piacevole leggerti, anche se il mio Dharma, è probabilmente, ancora troppo poco spirituale
ciao
nadir
siamo sempre noi a scegliere, ognuno si muove come meglio crede, non è l'approvazione degli altri a valutare un stato, ma quello che vediamo veramente quando abbiamo voglia di gurdarci dentro.
C'è sempre la vocina che suggerisce, si tratta solo di non prendersi in giro, al momento può far comodo, ma poi sul lungo rischia di essere costoso :-)
credo che per ogni uomo che osserva il vento con ambizione di volare ci sia un uccellino che osserva la staticità del terreno con il desiderio di correre. l'uno si perde nei giochi delle fronde l'altro nelle acrobazie tra le nuvole. ma cosa c'è di meglio che godere della propria condizione? perché puntare sempre il naso all'insù con il rischio di inciampare e con la certezza di perdersi le corse a perdifiato nella nostra dimensione?
chi sta meglio? il bipede o il volatile? solo punti di vista. ciao acqua, il fu delfino.
penso di aver superato la fase della ricerca dell'approvazione altrui (forse unica eccezione è M.) e la sensazione che provo è quella di chi vorrebbe spiccare il volo ma c'è sempre qualcosa che glielo impedisce. Primo fra tutti il pensiero "ma chi me lo fa fare di indagare sul perchè e per come".
Ecco perchè miconsidero "poco spirituale"
:-)
ronin
pefettamente d'accordo con te, in questo caso il concetto di volo presuppone la perdita dei pesanti bagagli che ci portiamo appresso, volare è un senso di leggerezza conquistata che permette di vivere, per l'appunto, alla leggera.
Non ho mai sostenuto che la propria dimensione possa non essere appropriata, l'errore nasce quando permettiamo a questa dimensione di esasperarci/condizionarci la vita rendendola un cammino in salita.
L'aspetto oscuro è geneticamente parte di noi, siamo nella dualità, non saremmo nulla come materia senza la dualità, ma nella scelta di ognuno stà la differenza, il fatto che impersioniamo sia il bene che il male di per sè non conta nulla, è un'aspetto statico e basta, siamo noi, con le nostre scelte/azioni/intenti che poi determiniamo quale apetto entra in gioco e l'ambiente, così come gli altri, reagiscono di conseguenza :-)
nadir
in un vecchio libro di teosofia leggevo che "quando avrai attraversato il deserto, dove ti senbrerà che persino Dio ti abbia abbandonato, dove il dolore diventa quasi una necessità per capire che sei ancora in grado di sentire, arriverai sul baratro dove dovrai decidere di saltare.
Sarà lì che incontrerai "il gurdiano della soglia" il tuo peggior nemico ... te stesso "
Questo concetto è espresso, con altri termini, anche in un libro di Castaneda.
In realtà non esiste un tragurdo, un luogo o uno stato da raggiungere, ma la conquista della fiducia in se stessi e nel proprio Se Superiore e nessuno, se non te stesso, puo permettere di conquistare:
Gesù disse: "la verità vi renderà liberi" ma non ha mai detto la "mia" verità, ognuno deve trovare la propria ed è fatta di esperienze e sperimentazioni personali, non necessariamente di fede o di culto, è la vita che insegna, che suggerisce e siamo noi a scegliere ciò che ci appartiene, come quello che non ci appartiene.
Il Tempio dei Cavalieri Templari non era un luogo, ma il proprio interiore.
:-)
leggere l'intero blog, pretty good
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